Professoressa Associata di Storia dell’Arte Giapponese nel dipartimento di studi dell’Asia e dell’Africa mediterranea di Ca’ Foscari.Componente del Comitato editoriale di Edizioni Ca’ Foscari. Autrice di numerosi saggi sull’arte giapponese tra cui ” Spontanea Maestria. Il Ryakuga haya Oshie di Hokusai “(Ed. Ca’ Foscari 2020 )e l’importante “L’Arte Giapponese dalle origini all’età moderna ” (Einaudi 2021 )
In molti anni di studio e di ricerca, Keiko Ando Mei ha elaborato un suo metodo per la “cura di Sé” denominato Ikebana Therapy. Una pratica fondata sulla Via dei Fiori e la meditazione zen, che ci può aiutare a sviluppare le qualità e potenzialità creative, riscoprendo il proprio valore originale.
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Seminari di Ikebana Therapy 2025
3 incontri nella giornata di sabato
dalle 10:15 alle 14:00
Gruppo A : 25 gennaio 2025 / 22 febbraio / 22 marzo
L’arte dell’Ikebana originariamente chiamata Kado, che significa “Via dei Fiori”, é una Via di coltivazione si sè attraverso la dimensione estetica. Essa non si limita alla sola realizzazione di una composizione floreale ma aiuta a creare uno stato di calma e di serenità, a ritrovare le proprie qualità e valori umani.
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Corso di ikebana 2024-25
3 cicli indipendenti di 8 lezioni
durata 2 ore a lezione
Il corso prevede una lezione alla settimana
Gruppo mercoledì ore 15,30 – Gruppo mercoledì ore 18.30
Gruppo giovedì ore 10,00 – Gruppo giovedì ore 15,30 – Gruppo giovedì ore 18.30
I nostri corsi offrono una preparazione seria e completa, prefiggendosi lo scopo di sviluppare equamente le quattro abilità: lettura, scrittura, ascolto, conversazione. Le lezioni sono tenute da insegnanti altamente qualificati.
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Corsi di Lingua giapponese 2024-25
OPEN-DAY DAL 30 SETTEMBRE AL 1° OTTOBRE
libero incontro tra allievi ed insegnanti di lingua giapponese.
Sono una studentessa del corso base, trovo la metodologia di insegnamento fruibile e ben costruita. I professori sono madrelingua e quindi offrono un livello linguistico eccellente e l’orario delle 19 è perfetto anche per chi come me lavora full-time.
Annalisa
Il Centro di Cultura giapponese è un’ottima scuola e soprattutto è veramente un “centro culturale” che punta a far conoscere il Giappone in tutti i suoi aspetti. Purtroppo per ragioni di tempo non ho potuto partecipare alle numerose conferenze e alle diverse iniziative, ma per quel che riguarda al scuola di lingua che ho frequentato tutto l’anno, posso assolutamente dire che si tratta di un’ottima scuola. L’insegnante è bravissima e pur con le difficoltà che la lingua presenta, ha sempre cercato di chiarire i concetti schematizzando e semplificando.
Laura
Il corso di giapponese si svolge con maestre madrelingua in un ambiente allegro e rilassato, il che è un’ottima cosa per persone (come me) che frequentano dopo aver finito la propria giornata di lavoro. Al Centro si svolgono anche altri corsi tutti relativi alle arti giapponesi nonché vengono organizzate conferenze a tema, tutto questo ci dà la possibilità di apprendere la cultura oltre che la lingua.
Marco
Ho iniziato il giapponese dall’ottobre 2018, sono contenta dei risultati. Trovo che sia divertente e stimolante essere in una classe eterogenea soprattutto per chi come me, è nonna. Complimenti alla nostra insegnante giovane e simpatica.
Mirella
Ho iniziato afrequentare il Centro circa quattro anni fa, attratta dalla possibilità di imparare la lingua giapponese in un ambiente professionale e profondamente legato alla cultura nipponica (poiché vengono tenuti insegnamenti anche di altre discipline tradizionali). Frequento il corso intermedio avanzato il lunedì sera, una volta a settimana; le lezioni durano un’ora e mezza, il fatto che vengano svolte da insegnanti madrelingua costituisce un prezioso fattore qualitativo, oltre che l’opportunità di venire in contatto non solo con la lingua, ma anche con modi di fare, gestualità e atteggiamenti propri del popolo nipponico. La mia opinione sui corsi di lingua è dunque fondamentalmente positiva, leggermente variabile nel momento in cui si considerano i docenti: nel corso degli anni ho infatti cambiato tre diverse insegnanti. Ognuna di esse presenta una propria metodologia didattica e un proprio stile di insegnamento, ma sono tutte unite dalla grandissima umanità e disponibilità dimostrata nel risolvere ogni piccolo dubbio di noi studenti. Un tratto tipico anche della direttrice del Centro, Keiko sensei, una persona di assoluta gentilezza, affidabilità e serietà. Consiglio dunque di provare a cimentarsi nello studio della lingua giapponese presso il Centro, soprattutto per chi si trova alle primissime armi e vorrebbe ottenere un buon livello comunicativo, magari per affrontare in autonomia un viaggio in Giappone.
Beatrice
Frequentare il corso di lingua del Centro di Cultura Giapponese è stato per me un’esperienza positiva: fin da subito si è rivelato un corso interessante non solo per l’apprendimento della lingua ma anche per una conoscenza generale del Giappone (geografia, cultura, attualità). Le lezioni risultano essere leggere ma ricche di contenuto, costante è l’utilizzo del giapponese per conversare con l’insegnante madrelingua ed in certi casi vengono anche visionati dei video e letti articoli sulla cultura del paese del sol levante. I libri utilizzati per l’apprendimento hanno l’obbiettivo di insegnare la lingua per un utilizzo pratico piuttosto che per l’ottenimento di un certificato ottenuto tramite esame, servizio peraltro esterno al corso. Al termine di ogni anno sarà comunque possibile ricevere un attestato utilizzabile per l’ottenimento di crediti formativi. Per quanto riguarda l’ambiente del Centro ho solo commenti positivi: luogo molto accogliente, insegnanti e persone simpatiche e preparate.
Daniele
Il Centro di Cultura giapponese è un po’ come essere in Giappone. Fuori dal tempo, un luogo dove tutti quanti hanno quella delicatezza e gentilezza che nel frenetico mondo di oggi è andata persa. Le loro attività sono molteplici e includono vari settori. Ho avuto modo di frequentare il centro per studiare lingua giapponese. Tutte le insegnanti sono madrelingua e sono veramente professionali e molto qualificate. Frequento il corso di lingua dal 2017 il corso base I e base II e sono davvero contenta. Spero di poter frequentare anche il prossimo anno e non avere problemi di lavoro per combaciare rtutto. Grazie al Centro, grazie alla mia insegnante Kuniko san per averci dato così tanto. Lo consiglio a tutti.
Keiko Ando Mei nasce a Chiba, in Giappone, nel 1947. E’ introdotta fin da piccola alle principali arti tradizionali giapponesi, come lo Shodō (l’arte della calligrafia), Cha no yu (la Cerimonia del tè) e il Kotō(antico strumento musicale a corde).
Ha praticato lo Zen, seguendo negli anni giovanili l’insegnamento del celebre monaco Hirai Genkyō del tempio Zenshōan di Tokyo, in varie occasioni ha potuto incontrare alcuni grandi Maestri zen di quell’epoca come Asahina Sōgen, Ōmori Sōgen, Matsubara Taidō, Suzuki Daisetsu e Kino Kazuyoshi; i loro insegnamenti hanno avuto una grande influenza nella sua formazione.
All’età di otto anni ha iniziato a praticare l’arte dell’Ikebana sia nell’antica scuola Ikenobō (dove quest’arte è nata nel 1400), che nella scuola Koryū Shōtōkai, sorta alla fine del 1700. In seguito, riceve direttamente da Ikeda Rie, Iemoto (capo) della scuola Koryū Shōtōkai, il diploma nel più alto grado di Maestra-Insegnante.
Le pratiche dello Zen e dell’Ikebana diventano parte integrante della sua vita e non le abbandona nemmeno quando, dopo essersi laureata in farmacologia presso la Tokyo University of Science, decide di trasferirsi negli Stati Uniti, per un periodo di studio come ricercatrice su inquinamento e sostanze cancerogene.
Dal 1975 si stabilisce a Milano e fonda insieme al marito Massimo Mei il “Centro Incontri Culturali Oriente Occidente” (attuale Associazione Nuova Cultura Oriente Occidente) e Centro di Cultura Giapponese: il desiderio di trasmettere la sua esperienza e gli insegnamenti ricevuti dai suoi Maestri diventa prioritario. Negli anni Settanta far conoscere in Italia la cultura giapponese, così distante da quella occidentale, significava partire quasi da zero. Agli inizi non è stato facile, ma a poco a poco il Centro è diventato un punto di riferimento per gli appassionati e per chi vuole intraprendere “la Via dei fiori” e praticarla con continuità.
In molti anni di studio e di ricerca ha elaborato un suo metodo per la “cura di Sé” denominato Ikebana Therapy, fondato sulla Via dei fiori e la meditazione Zen, che può aiutare ciascuno a conoscere e sviluppare le proprie qualità e potenzialità creative e a ritrovare il proprio valore originale e la felicità di Essere. «La pratica meditativa è molto importante, perché altrimenti il rischio è che il tutto resti un’operazione puramente estetica o esclusivamente intellettuale».
Sempre con l’intento di divulgare queste discipline e far conoscere la cultura giapponese anche nelle sue forme più antiche, Ando Keiko continua a trasmettere i suoi insegnamenti, a tenere conferenze, organizzare convegni e mostre (tra cui quelle a Milano alla Triennale, al PAC (Padiglione Arte Contemporanea), a Palazzo Bagatti Valsecchi, al Circolo della Stampa, alla Mediateca, all’Università Bocconi, e all’Università Ca’ Foscari).
Ha scritto tre libri: “Ikebana.Arte zen”, “Da Cuore a Cuore. Grandi maestri zen ti parlano” e “La vita del poeta Basho e i suoi haiku”, questi ultimi due scritti insieme al marito Massimo Mei.
Per l’impegno profuso nella divulgazione della cultura giapponese in Italia, nel 2019 viene insignita dal Governo del Giappone dell’Onorificenza “Ordine del Sol Levante, Raggi d’Oro e d’Argento”.
Come può una discendente di Samurai come lei, signora Keiko Ando, vivere in Italia?
Le culture s’incontrano, dialogano. Anche la vostra arte di arrangiarsi è un’importante filosofia di vita.
Ma i precetti d’impareggiabile moralità dettati nel ‘600 da Jacho Yamamoto nel libro segreto dei Samurai, lo “Hagakure”, saranno sempre anacronistici nella nostra società.
No, quelle pagine aspre possono essere per tutti stimolanti, appassionate. Così come le ha rilette, nel ‘900, il nostro grande scrittore Yukio Mishima ne “La via del Samurai”. Fuori dalla struttura feudale, dove si è affermata storicamente la figura del guerriero, vale sempre la sua saggezza, che è soprattutto comprensione dell’umana natura.
Nell’ordinata gerarchia del Giappone feudale, che posto aveva la sua famiglia?
Sottoposta a un Daimyo, il capo-clan di un parte della regione di Tokyo, a sua volta al servizio dello shogun, il governatore del Paese. All’imperatore spettava, più che altro, un ruolo sacerdotale.
Dove ha misurato la profondità della sua tradizione?
Quando hanno aperto il sepolcro di famiglia, per dare sepoltura a mio padre, nel 1976. Una lastra con iscrizioni quasi illeggibili. Una tomba profonda tre metri. Tutte le urne degli antenati disposte armoniosamente, alcune ancora ricoperte di seta, “C’è ancora spazio…” ha commentato mio fratello con una battuta.
Non rinunciate all’eleganza, neppure nella morte.
Lo spiega bene “Departures”, che ha appena vinto l’Oscar come miglior film straniero. La via del Samurai, si dice, è la morte. Perché la vita dura solo un’istante. Meditare su questo ci rasserena. Da quando avevo otto anni, il mio maestro Zen mi ha educata a sentirmi una goccia del grande mare, in comunione con l’universo.
E gli occidentali dove possono trovare tanta serenità?
Sbagliatissimo isolarsi su una montagna. La meditazione non è una disciplina egocentrica. Noi la pratichiamo a Milano, nel Centro di Cultura Giapponese di via Lovanio, che dirigo con mio marito, un italiano. I principi sono gli stessi che mi impartiva mia nonna: migliora te stessa per migliorare il mondo.
Amore e morte. In che rapporto stanno per un giapponese?
In una poesia, il samurai canta: ” Morirò per il mio amore. La verità la saprai solo dal fumo, che aleggia … il nome del mio amore, fino all’ultimo segreto.” La forma più elegante dell’amore. Se è esternato e condiviso, sminuisce. Se ne deduce che dietro a un grande Samurai, c’è sempre una grande donna.
Che non ama il gossip e non si limita a praticare l’Ikebana …
Anzi, smentiamo un luogo comune. L’Ikebana è un’arte virile. Recidere una foglia è un gesto da guerriero.
Quante cose in comune, nella letteratura. E se consideriamo l’evoluzione della cultura dei samurai nella contemporaneità?
In Giappone è rimasta nel senso di fedeltà e appartenenza alla ditta. Sì, mio padre non ha mai lasciato la società di cui è arrivato ad essere vice-presidente. Sarebbe inimmaginabile, almeno ancora per la mia generazione, porsi al servizio di un’altra azienda.